IMMAGINATEVI

IMAGINE Immaginatevi fantasmi, dèi, diavoli. Immaginatevi inferni e paradisi, città sospese tra i cieli o sommerse nel fondo dei mari. Unicorni e centauri. Streghe, maghi, gnomi ed elfi. Angeli e arpie, fatture e incantesimi, spiriti degli elementi, spiriti buoni o spiriti malvagi. Facili da immaginare, tutte queste cose. L'umanità continua ad immaginarle da migliaia di anni. Immaginatevi astronavi e tempi futuri. Facili da immaginare: il futuro sta arrivando, ed in esso ci sono le astronavi. Non c'è niente, dunque, che sia difficile immaginare? Certo che c'è. Immaginatevi un po' di materia, con voi stessi dentro che pensate, siete quindi consapevoli di esistere e sapete far muovere questa materia in cui siete: farla star sveglia o dormire, farle fare l'amore o una passeggiata in collina. Immaginatevi un universo, infinito o no, a piacere vostro, con dentro milioni di bilioni di trilioni di Soli. Immaginatevi una sfera di fango che gira e gira vorticosamente attorno a uno di questi Soli. E immaginate voi stessi su questa sfera, a girare anche voi,a girare vorticosamente nel tempo e nello spazio, verso una mèta ignota. Immaginatevi. Fredric Brown (1955)

domenica 9 settembre 2012

Due aneddoti (di cui uno carnevalesco) sull’universo lontano e vicino.


Non c’è tempo, non c’è tempo! La scadenza è domani e anche se il mondo è abbastanza grande, come diceva il mio amico Isacco, il tempo non si trova da nessuna parte.  E da nessuna parte ho trovato la DeLorean di Doc Brown.                Mi sento tanto  Bianconiglio.   
                        











  Ma se mi state leggendo, vuol dire che per vostra malasorte ce l’ho fatta.
                                                                                                                                                      Allora,primo aneddoto                                                                                                                              Un giorno di questi andavo girellando senza meta, sparacchiando qua e là foto con la mia nuova  micro quattro terzi ad obbiettivi intercambiabili. Ad un tratto vidi all’orizzonte, quasi celato dalla foschia del tramonto, un oggetto luminoso ovaloide che si muoveva velocissimo verso Venere, la quale lumeggiava appena nel cielo della prima sera.  
 Alzai il mio novello attrezzo di foto-ripresa e premetti un pulsante, uno a caso, tanto adesso le macchine fotografiche (una volta si chiamavano così) adesso le fotocamere, dicevo,  fanno tutto da sole. Basta pensare: che bella foto sarebbe questa! che l’aggeggio ne spara 50, le controlla tutte in tempo reale (mica pizza e fichi!), sceglie la più bella o la ottiene miscelando i pixel presi qua e là, poi rielabora i colori, il contrasto, la luminosità, il fuoco, ottiene un’immagine che non assomiglia lontanamente a quella che ci si aspettava e la spedisce via internet ai server di mezzo mondo in modo che possano guardarla persone che non ti conoscono nemmeno e che non hanno niente di meglio da fare.      Avevo appunto appena rilasciato il pulsante di scatto (perché sono un fotografo all’antica, io) che l’oggetto luminoso che si muoveva all’orizzonte improvvisamente si fermò e cominciò ad ingigantirsi nel cielo. Dopo un po’ compresi che si stava avvicinando ad altissima velocità, ma appena giunsi a questa conclusione accadde un’altra cosa inattesa.   L’oggetto non identificato e probabilmente volante si fermò e, come se si    
aprissero due occhi, scattò un lampo di luce che si diresse verso di me, mi avvolse completamente, mi sollevò da terra e mi attirò verso di lui. Se la cosa vi sembra banale, non prendetevela con me, ma con gli extra terrestri. Sono tanto progrediti, ma poi fan sempre le stesse cose: costruiscono piramidi, piantano menhir, fanno stupidi disegni a Nazca, rapiscono terrestri per  insegnar loro a vivere meglio (e se ’sti poveri terrestri volessero campare come pare a loro?). Oggi però  la cosa che va di moda e  che li diverte di più è fare i cerchi nel grano. Pigliano su la loro iper-iper-ipertecnologica astronave, attraversano miliardi di miliardi di miliardi di kilometri, ma appena passano dalle nostre parti gli prende un coccolone. Vedono nei loro maxi-maxi-maxischermi extra-extra-extra3D un
campo di grano e non resistono: premono sul pedale del freno
come dei dannati, inchiodano l’astronave in meno di una U.A. e scendono giù, felici come bambini, a fare i cerchi nel grano.  
Credo che nella Galassia ci sia una specie di festival, come Cannes o gli Oscar dove viene premiato il più bel cerchio nel grano dell’anno. Quello che non riesco ad immaginare è quale sia il premio: una spiga? 

Torniamo a bomba. Ero sospeso in una luce uniforme e biancastra, senza peso, senza la sensazione né di cadere, né di muovermi. Poi all’improvviso, senza nemmeno accorgermi di essere entrato nel disco volante, mi trovai in  una bolla (sempre di quella noiosissima luce) e di fronte a me c’era l’alieno. Sicuramente era un alieno, perché sembrava un albero dal tronco tozzo che poggiava su cinque pseudopodi e in alto aveva una selva di tentacoli che agitava come rami mossi dal vento. Non c’era ombra né di occhi,né di bocca, né di tutte quelle cose di cui siamo provvisti sopra il collo, in realtà non c’era nemmeno il collo. Non potei nemmeno riprendermi dallo sgomento, che sentii nella mia mente il pensiero dell’extra terrestre che comunicava con me telepaticamente. Questa è un’altra caratteristica dei viaggiatori galattici, sono tutti telepatici. Penso che per prendere la patente per guidare un UFO si debba passare l’esame di telepatia. Comunque il concetto inviatomi  era questo: scattando la foto del mio disco volante (penso che l’avesse ricevuta via internet) hai violato il regolamento sulla privacy emanato dall’Authority delle Galassie del Gruppo Locale. La foto sarà distrutta in ogni angolo dell’universo, ma tu sarai identificato per essere punito qualora la cosa si ripetesse. A questo punto accadde un’altra cosa che definirei stupefacente, se tutto quello che mi era successo fino a quel momento fosse stato normale.     Bene, l’alieno roteò uno dei suoi tentacoli disegnando un cerchio tra noi due e istantaneamente nel cerchio apparve un ologramma del mio

corpo nudo. Ma era anche una specie di TAC, perché potevo vedere i miei organi interni. Anzi, scoprii di avere un calcolo alla colecisti, né troppo grande, né troppo piccolo: non dovrebbe darmi fastidi, pensai. Stavo ancora valutando le mie condizioni di salute, quando arrivò un nuovo messaggio telepatico: devi firmare! E senza alcun intervento volontario da parte mia, lasciai la mia firma sull’ologramma. Una firma di sperma! Il telepatico mi comunicò che con l’ologramma avrebbero potuto rintracciarmi in qualsiasi luogo dell’universo, ma se questo non fosse stato possibile, con la mia “firma” avrebbero costruito un mio clone cui impartire la punizione che sarebbe spettata a me.  Ero sull’orlo di un collasso, ma un pensiero passò nella mia mente: e le donne?  E. T. mi aveva capito e mi rispose. Pare che la loro religione non attribuisca diritti alle femmine. Devo confessare che non compresi bene, un po’ perché in temi religiosi è già difficile capirsi tra umani, ma soprattutto mi venne il dubbio che il mio interlocutore non fosse un gran telepatico, magari aveva passato l’esame barando, come facciamo noi terrestri con l’esame della vista quando prendiamo la patente per la macchina. 
Per fortuna la mia avventura era già finita, immediatamente mi ritrovai a terra, con ai miei piedi la famigerata fotocamera e un altro oggetto . Lo raccolsi e la cosa mi intenerì:   il mio terribile inquisitore mi aveva lasciato in dono una copia della “Guida galattica per gli autostoppisti”, purtroppo scritta in lingua “ÐЋςℓ∫ð”.
Ora non faccio più foto, non guardo mai il cielo e cerco di non prendere multe; di notte dormo male pensando a quello che potrebbe succedere al mio povero clone. 
           E poi, come si scriverà 42 in “ÐЋςℓ∫ð” ?                        
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 Dunque, dopo aver letto questa mia avventura, capirete che ormai non mi interessa molto il programma SETI.   

E’ certamente un meraviglioso esempio di uso poco dispendioso delle più raffinate tecnologie astrofisiche, è un meraviglioso esempio di collaborazione tra migliaia di persone unite da un grande entusiasmo e una granitica volontà.   

 Inoltre, personalmente, sono assolutamente favorevole a qualsiasi  accumulo di informazioni. Pensate che il lunedì mattina leggo sul giornale anche i risultati delle partite. Ma c’è un limite alle informazioni che riesco ad assorbire: (per esempio, non ho ben capito quale sia l’homo antecessor che ha preceduto il sapiens, ma  non mi potrebbe interessare di meno quali saranno i postcessor   che deriveranno dai connubi dei calciatori con le veline!).                                                                                   
 Forme varie di vita nell’universo credo siano probabili e trovarne di intelligenti  è un’ipotesi affascinante. Temo però che l’universo sia troppo giovane e troppo vuoto perché si possa trovare un segno di intelligenza (ammesso che ci sia) e il peggio è che invecchiando diventerà sempre più vuoto.   Poi considerate che l’homo sapiens passeggia su questa terra da solo 200mila anni, forse per essere pronti al contatto sarebbe meglio far passare almeno un milione di anni. Non è ben chiaro, ma credo che i rapporti con altri esseri intelligenti come i Neanderthal e la Denisova non siano stati dei più felici.                                                                      
  Insomma l’entusiasmo è sempre entusiasmante, ma siamo certi che quello che cerchiamo nello spazio non sia quello che non vogliamo trovare nella nostra testa? Perché nella nostra fantasia si possono trovare idee inaspettate e straordinarie.         
A proposito di intelligenze aliene, avete mai letto
“La Nuvola nera” dell’astronomo di
Sua Maestà Britannica Sir Fred Hoyle?  
 Pessimo romanzo, ma un paio di fantasie strepitose.
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E così, se siete ancora lì, arriviamo al secondo aneddoto.
Questo è un fatto vero, anche se sarei molto offeso se non  prestaste fede al primo.
Diversi anni fa, con i cervelloni amici di mia figlia (come ospite: il mio è un cervellino) , andai a visitare “La Croce del Nord”, il radiotelescopio nei pressi di Bologna. Quante volte, passando dalle parti di Medicina, la visione della grande,  bianca parabola di 32 metri mi aveva affascinato , riportandomi all’età della mia giovinezza, quando la mia passione era diventare astronomo!                                                       
A Medicina ci accolse una persona affabile e disponibile, che ci accompagnò nel Centro Visite Ceccarelli e poi ci guidò  a vedere le due uniche braccia della Croce del Nord (come sempre in Italia si trova il modo di non completare i progetti importanti, gettando invece denaro in cose assolutamente inutili) e la grande parabola bianca. Ci mostrò tutta l’elettronica che permette di ottenere i dati e spiegò come spesso la mancanza di fondi obblighi a rimediare con sistemi artigianali o addirittura faccia perdere qualche funzionalità. Commentò anche le osservazioni radio che erano riusciti ad ottenere quando la cometa Shoemaker-Levy  era caduta su Giove.               
Quella persona deliziosa  era, anzi è, Stelio Montebugnoli, dirigente dell’INAF, ingegnere responsabile di tutte le attrezzature elettroniche della Stazione Radioastronomica di Medicina, che fa capo all’Istituto di Radiostronomia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.  L’ingegner Montebugnoli è anche una della punte di diamante italiane del programma SETI, cui collabora evidentemente anche il Radiotelescopio di Medicina. 
Ebbene, quel giorno Stelio cambiò il mio modo di giudicare le cose.
 Avrete già capito che sono uno scettico, grande ammiratore di Randi, di Angela, di Attivissimo e di tutto il CICAP (CICAP che comunque partecipa a SETI !). Ma Stelio, dopo aver dato prova della sua serietà, della sua competenza, della sua cultura e della sua curiosità per il sapere, Stelio dicevo, dopo averci conquistati tutti, ci introdusse ad un altro inatteso argomento di ricerca su fenomeni fisici:  le misteriose luci di Hessdalen, in Norvegia.      Sono sfere di luce a volte bianche, a volte colorate, per lo più di rosso o di azzurro, che pulsano irregolarmente ed hanno durate diverse, ma spesso lunghe. Si possono osservare in una sperduta e quasi disabitata valle norvegese, e ultimamente se ne sono viste anche altrove. Se ne avessi sentito parlare in TV da Giacobbo, sarei stato certo che si trattasse di una bufala. Ma raccontate da uno scienziato serio, be’, è un altro paio di maniche: la terra è abbastanza grande per celarci ancora dei misteri!                             
 Stelio, assieme a colleghi astrofisici e fisici partecipa al Project Hessdalen dell’ Østfold University College, che prese slancio proprio quando iniziò la collaborazione con l’ingegner Montebugnoli .  
 Da allora sono sempre curioso di novità e spiegazioni (che tuttora non sono certe) su questi fenomeni naturali studiati scientificamente e la cosa mi intriga, più che sapere se dalle profondità dello spazio può arrivarci un segnale, che sarebbe probabilmente sterile, perché è comunque impossibile un dialogo.

Pistolotto finale!

La più grande meraviglia del creato sta sopra il vostro collo e in quel piccolo spazio potete infilare quasi tutto. Perciò se volete affiancare all’immensità dell’Universo la piccola e remota valle di Hessdalen, non perdetevi la conferenza che l’ingegner Stelio Montebugnoli terrà sabato 6 ottobre alle 10.00 nell’Aula Ghigi dell’ Università di Bologna (via S.Giacomo 9) dal titolo ”I misteriosi fenomeni luminosi di Hessdalen”.              
Ci vedremo là .  

P.S.: Chi volesse consultare la mia copia della “Guida galattica per gli autostoppisti” in lingua “ÐЋςℓ∫ð” non deve far altro che contattarmi alla conferenza.
Il dentista di provincia       9.9.12


Segnalazione forse inutile.

Essendo un neofita non vorrei essere irrispettoso dei regolamenti che vigono in internet (e con la mia esperienza capirete bene perché), perciò riporterò i siti da cui ho tratto le immagini che ho riprodotto.

Nell'ordine:
I. Asimov da stars-celebrites.com
De Lorean da tomshw.it
Ricostruzione della foto dell'UFO (l'ho fregato l'alieno, ma non diteglielo, per amor di clone!)
"Sombrero grigio"acrilico su tela di Daniela Leghissa, 1995 (collezione privata)
Cerchi nel grano da lachiacchiera.it
Body-browser di Google
Urania Mondadori da digilander.libero.it
logo di SETI
logo di SETI @ HOME
Universale Economica Feltrinelli da fantascienza.com
Croce del Nord e Parabola da scienzagiovane.unibo.it
Ing.S. Montebugnoli da ilcofanettomagico.it
luci di Hessdalen da thelivingmoon.com
logo del Project Hessdalen.

Non essendo altresì al corrente dei miei diritti nell'ambito della protezione della proprietà intellettuale, avverto chiunque si voglia appropriare di questo capolavoro, che sarò costretto a litigare con lui al cospetto di Sua Maestà il Re di Svezia.




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