IMMAGINATEVI

IMAGINE Immaginatevi fantasmi, dèi, diavoli. Immaginatevi inferni e paradisi, città sospese tra i cieli o sommerse nel fondo dei mari. Unicorni e centauri. Streghe, maghi, gnomi ed elfi. Angeli e arpie, fatture e incantesimi, spiriti degli elementi, spiriti buoni o spiriti malvagi. Facili da immaginare, tutte queste cose. L'umanità continua ad immaginarle da migliaia di anni. Immaginatevi astronavi e tempi futuri. Facili da immaginare: il futuro sta arrivando, ed in esso ci sono le astronavi. Non c'è niente, dunque, che sia difficile immaginare? Certo che c'è. Immaginatevi un po' di materia, con voi stessi dentro che pensate, siete quindi consapevoli di esistere e sapete far muovere questa materia in cui siete: farla star sveglia o dormire, farle fare l'amore o una passeggiata in collina. Immaginatevi un universo, infinito o no, a piacere vostro, con dentro milioni di bilioni di trilioni di Soli. Immaginatevi una sfera di fango che gira e gira vorticosamente attorno a uno di questi Soli. E immaginate voi stessi su questa sfera, a girare anche voi,a girare vorticosamente nel tempo e nello spazio, verso una mèta ignota. Immaginatevi. Fredric Brown (1955)

martedì 23 ottobre 2012

BAMBINI DELL’UNIVERSO

Bambini, bambini! Salite in casa. Basta giocare in giardino, ormai viene sera, fa freddo e forse pioverà.

Eccovi.  Entrate, entrate. Sedete pure dove volete:  sulle sedie, le poltrone, il divano, oppure accucciatevi sul tappeto vicino al camino, ognuno dove preferisce.  Intanto vado a preparare le tazze di cioccolata e delle fette di torta.
Bene.  Vi  è piaciuta la torta? Ne volete un’altra fetta o un’altra tazza di cioccolata? No? Siete così silenziosi e tranquilli, che credo siate proprio soddisfatti.

Oh, Peppino,  è vero: si è rasserenato e fuori dalla vetrata si vedono le stelle. Un bel cielo stellato in una serata limpida. Il cielo di notte sembra davvero una cupola nera con attaccate tante lucine, infatti così credevano gli antichi. Alcuni in realtà credevano che la nera volta celeste avesse dei forellini e da questi filtrasse lo splendore che c’era al di là. Sapete anche che credevano che la Terra fosse al centro dell’universo e che tutto le girasse attorno e che fosse stato creato più o meno seimila anni fa.
                                                                                                                                                          
Bravo, Amedeo. Come dici tu, oggi sappiamo che la Terra non è al centro dell’Universo e che l’Universo è cominciato circa 13 miliardi e 700 milioni di anni fa da un punto di cui non possiamo indagare la natura e che si è espanso enormemente e molto in fretta.  Di questo siamo quasi certi, per aver raccolto innumerevoli prove e dati che confermano questa ipotesi.
Eppure fino a quattrocento anni fa gli astronomi non potevano far altro che studiare la posizione delle stelle visibili, una rispetto alle altre nella volta celeste, stabilire alcune appena percettibili differenze di colore e delle minime variazioni di luminosità. Poi c’erano i pianeti, che ritenevano fossero stelle vagabonde perché si muovevano rispetto alle stelle fisse. Questi davano agli astronomi un gran daffare perché era difficile riuscire a spiegare i loro movimenti nel cielo. L’ultimo grande di questi astronomi  -e il primo dei moderni, perché per primo scrisse che il firmamento non è immutabile - fu Tycho Brahe, un nobile svedese che si costruì addirittura una città attorno al suo grande osservatorio da cui fece le rilevazioni più precise del suo tempo.   
Poi arrivarono i tre giganti che sconvolsero l’universo:  Copernico (il pavido), Keplero (il matematico assistente di Brahe) e Galileo (il martire, che diede la conferma e ne pagò il fio). Da allora sappiamo che la Terra gira attorno al sole con tutti i pianeti e che le stelle sono sparse nello spazio immenso e non affisse su una volta tutte alla stessa distanza da noi. Poi abbiamo imparato tante cose: quanto sono distanti le stelle, quanto sono calde, di cosa sono fatte, quanto pesano, come sono nate, come vivono e come muoiono e poi che sono riunite a miliardi in galassie e che di galassie ce ne sono miliardi e che nelle galassie e fra le galassie ci sono immense nubi di polvere e gas. Ma abbiamo anche scoperto come è nato tutto l’universo: è il famoso Big Bang cui prima accennava Amedeo.

Sì, hai ragione Marco, proprio così. Abbiamo anche scoperto di cosa è fatto l’Universo, le stelle, i pianeti e noi stessi. Abbiamo scoperto i piccolissimi mattoni dell’universo e le forze inesorabili che lo governano. Abbiamo ancora molti dubbi, tante cose debbono essere chiarite e tante scoperte, nell’infinitamente piccolo, nell’infinitamente grande e in quell’infinito che è il nostro cervello. Però crediamo che quasi 15 miliardi di anni fa con il big bang, all’improvviso accadde qualcosa da cui derivò tutto ciò che ora esiste: noi stessi, ogni singola particella dell’Universo e ogni forma di energia dell’Universo. Siamo quasi certi di questo, ma non sappiamo come andrà a finire. L’Universo potrebbe a un certo punto smettere di espandersi e cominciare a ricadere su se stesso e poi magari di nuovo esplodere in un altro big bang; questa ipotesi soddisfa il nostro desiderio di ciclicità infinita, che fa sfuggire l’Universo alla morte che minaccia noi umani. Certe religioni  hanno risolto nello stesso modo il nostro personale problema con il nulla. Oggi però sembra che l’Universo continuerà ad espandersi per sempre, divenendo sempre più vuoto e più freddo, ma senza mai una fine. Oh! che prospettiva triste e sconfortante: poter immaginare un inizio, ma non una fine. Non è mica un bel film...

E' vero Annarita! Il problema non si pone, quel finale/non finale non riguarderà nessuno di noi. E proprio di questo vorrei parlarvi, prima che andiate via. Intanto, volete un’altra tazza di cioccolata o ancora una fetta di dolce? Fra poco sarà l’ora di tornare a casa, ognuno di voi in una casa diversa, ognuno con i suoi genitori e fratelli o sorelle, con i nonni o gli zii, oppure figlio unico, ognuno comunque solo con il suo passato e il suo futuro, ma ognuno forte dell’amicizia che qui ci lega, ognuno solidamente unito agli altri. Siamo tutti fratelli, figli del big bang, fatti dalla materia generatasi nelle stelle e dalla morte delle stelle: abbiamo un luminosissimo passato alle nostre spalle.

Noi, noi come specie, come homo sapiens, siamo nati duecentomila anni fa. Appena nati abbiamo avuto il bisogno di andar via, di esplorare, di espanderci. Così abbiamo popolato il mondo. Siamo nati già forniti dell’eredità dei nostri antenati: avevamo la pietra scheggiata come utensile e il fuoco come divino protettore; ma man mano che conquistavamo la Terra abbiamo appreso. L’allevamento, la coltivazione, le case di mattoni, la scrittura e via via, con il sudore, le lacrime e il sangue siamo qui, con un piede sulla Luna, un occhio sull’universo e una mano nell’infinitamente piccolo. Ci sentiamo importanti.
Ci siamo sempre sentiti importanti. Tutte le nostre religioni, che risalgono agli albori della nostra specie, ci pongono -sia pure in modo diverso- al centro del mondo, che in ogni religione è stato creato per noi e di cui noi siamo i predestinati signori oppure i responsabili custodi.  Eh sì, l’evoluzione -o chi per essa- ci ha dato questa meraviglia dell’Universo che è il nostro cervello, ma non ci ha dato ancora il tempo di imparare ad usarlo per bene.
Pensate bambini: l’Universo ha 14 miliardi di anni, un tempo che non riusciamo neppure lontanamente e figurarci, eppure l’Universo è appena nato, se continuerà ad espandersi per l’eternità. E comunque è giovane, molto giovane, anche se un giorno comincerà a contrarsi per scomparire o per iniziare un nuovo ciclo. In quest’universo giovane, appena raffreddato dalla fucina del big bang, appena arricchito dagli elementi delle supernove, si è formato questo sistema solare. E su un grumo di materia che vortica attorno ad una comunissima stella, tanto tempo fa -quando l’Universo aveva due terzi dell’età che ha ora- ha cominciato a germogliare la vita. C’è voluto un terzo della vita di questo giovane Universo, perché su questo atomo opaco comparissero i mammiferi, i primati e poi -proprio ieri- noi, gli uomini autodefinitisi sapiens.
E siamo sapiens! Siamo la cosa più  complicata, più efficiente e più bella che mai si sia formata da queste parti dell’Universo. Abbiamo però un difetto, sempre quello: siamo noi, ora e qui. Siamo noi i sapiens, il sale della terra!

Bambini, bambini miei che state qui di fronte al camino di casa mia, che vi riposate, che vi scaldate, che avete gustato torta e cioccolata, voi siete bambini, godetevi la vostra età, ma impegnatevi per diventare grandi.  E mentre crescete guardatevi indietro, guardate l’umanità che vi ha preceduto: ieri abbiamo imparato a radunare le pecore, ieri abbiamo imparato ad arare i campi, ieri abbiamo imparato a fondere il ferro, ieri abbiamo imparato a imprigionare il vapore e ieri abbiamo imparato a liberare i neutroni .
Ieri abbiamo cominciato ad esistere: solo duecento mila anni fa, una frazione di tempo infinitesimale di fronte al tempo che ci ha preceduto e di fronte a quello che ci aspetta.
Impegnatevi amici miei, abbiamo un immenso, impegnativo futuro di fronte: l’umanità, noi tutti, siamo i bambini dell’Universo.

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