IMMAGINATEVI

IMAGINE Immaginatevi fantasmi, dèi, diavoli. Immaginatevi inferni e paradisi, città sospese tra i cieli o sommerse nel fondo dei mari. Unicorni e centauri. Streghe, maghi, gnomi ed elfi. Angeli e arpie, fatture e incantesimi, spiriti degli elementi, spiriti buoni o spiriti malvagi. Facili da immaginare, tutte queste cose. L'umanità continua ad immaginarle da migliaia di anni. Immaginatevi astronavi e tempi futuri. Facili da immaginare: il futuro sta arrivando, ed in esso ci sono le astronavi. Non c'è niente, dunque, che sia difficile immaginare? Certo che c'è. Immaginatevi un po' di materia, con voi stessi dentro che pensate, siete quindi consapevoli di esistere e sapete far muovere questa materia in cui siete: farla star sveglia o dormire, farle fare l'amore o una passeggiata in collina. Immaginatevi un universo, infinito o no, a piacere vostro, con dentro milioni di bilioni di trilioni di Soli. Immaginatevi una sfera di fango che gira e gira vorticosamente attorno a uno di questi Soli. E immaginate voi stessi su questa sfera, a girare anche voi,a girare vorticosamente nel tempo e nello spazio, verso una mèta ignota. Immaginatevi. Fredric Brown (1955)

domenica 3 marzo 2013

RASOIO

RASOIO


Immaginatevi.
 Immaginatevi una catena non interrotta di colline, di fertili dolci colline, coperte dai sottili fili verdi, teneri e odorosi dell’erba di prati incontaminati.
 Immaginatevi su queste colline una vigna, anzi un unico filare di viti che si snoda continuo sulle colline senza che se ne scorga la fine, né l’inizio.
 Immaginatevi fitti, grossi grappoli d’uva con turgidi chicchi ammonticchiati uno sull’altro senza spazi tra loro.                                                                      
 Immaginatevi ora di vedere dal fondo della valle un puntino che si avvicina: è un uomo, un uomo vestito di tela di sacco, stretto in vita da una grossa corda, che avanza con le braccia incrociate e le mani infilate nelle ampie maniche.
Procede lentamente, ma il passo è sicuro e diretto, certo ha un obbiettivo ben preciso. Si avvicina al filare, da un grappolo sceglie un acino e lo prende con le dita della mano sinistra, poi con la destra, che regge un ben affilato rasoio, recide con un taglio sicuro e netto il picciolo.
Istantaneamente tutto l’infinito filare scompare.
Nelle sconfinate colline ora spoglie resta solo Occam con tra le dita un chicco grosso, gonfio, ripieno di dolcissimo succo e di fecondi semini.

Io sono ignorante, tuttavia -poiché qualcuno ha detto che la cosa più importante non è il sapere, ma il conoscere i limiti della propria ignoranza- allora almeno sono equilibrato.
Sì, perche il mio sapere è così poco che riesco ad appoggiarci sopra appena un solo piede e me sto lì ondeggiando con un piede sul terreno e l’altro sollevato in equilibrio precario.
Ci sono persone che hanno cultura molto, molto maggiore della mia e poggiano saldamente entrambi i piedi a terra e si ergono dritti e sicuri, sfidando l’universo con il loro sguardo fiero.

Ora mi avventurerò oltre i limiti della mia ignoranza, nelle cose che non conosco, ma che credo di aver capito almeno un po’.
Gli astronomi, i fisici, gli studiosi di come è fatto il mondo, si sono accorti che il nostro universo è come è, perché in esso alcune costanti fondamentali hanno determinati valori. Se anche uno solo di questi valori fosse anche di poco diverso l’universo non sarebbe quello che è, ma sarebbe  inospitale per noi, perché non potrebbe esistere la vita.
  Ora mi direte, cosa sono le costanti fisiche fondamentali?
Uh, roba difficile, guai a chiedere a un fisico: vi comincerà a distinguere tra quelle dimensionali e quelle adimensionali e poiché la più simpatica di queste è la costante di struttura fine vi imbamolirà con discorsi complicatissimi . Voi invece tenete a mente questa frazione:  1/137 e se qualcuno vi parlasse di "α, la costante di struttura fine", buttate là con disinvoltura quelle cifre e divagate sull’elettromagnetismo: farete un figurone.
   Invece io vi faccio un esempio semplice.  Sapete tutti che nella famosa equazione di Einstein c sta per la velocità della luce e sapete tutti -e se non lo sapeste velo dico io- che c  nel vuoto é 299 792,458 km/s , cioè circa 300mila chilometri al secondo. Per nessun motivo e con nessun mezzo si può far andare la luce più veloce o più lenta nel  vuoto.  E’ una costante e non si può derivarla da nessuna legge naturale, non si può cioè sapere  come e perché la velocità è quella e solo quella. Si può misurarla ed è stata misurata innumerevoli volte, sempre con lo stesso risultato. Per questo è stata definita una costante fisica e che sia fondamentale non c’è dubbio alcuno.
Un altro esempio? Sapete tutti cos’è un elettrone: per dirla nel modo più banale è quella pallina che gira ininterrottamente attorno al nucleo di un atomo oppure (per quello che ci riguarda, anche se della fisica non ve ne potrebbe fregare  interessare  di meno) è quello che fa funzionare, tra l’altro, il vostro cuore, le piante, le lampadine, i frigoriferi e i satelliti artificiali. Bene, tutti gli elettroni dell’ universo sono uguali e tutti hanno la stessa carica elettrica −1,602 × 10−19 C
 ( C è il Coulomb, una unità di misura della carica elettrica). E’ come per la velocità della luce, non sappiamo né come, né perché, ma la misura è sempre quella: è costante. 

Non voglio annoiarvi, perché le costanti fisiche fondamentali sono tante, potete vederle elencate in una tabella pubblicata nel blog della mia amica Annarita:
(Dopo, dato che ci siete, tornate spesso a trovare Annarita anche nell’altro suo blog: Scientificando.)

Ora sarete stanchi e vi chiederete, siamo partiti dall’uva, dove diavolo vuole arrivare?
Ci arriviamo, fra un po’; è una metafora per scandalizzare i sapienti.
Vi ho accennato prima che gli studiosi di queste cose si sono accorti che se le costanti fisiche fondamentali avessero valori appena diversi da quelli che hanno, l’universo che conosciamo e in cui viviamo non potrebbe esistere, sarebbe diverso e magari potrebbero non esserci le stelle e comunque sicuramente non potremmo esserci noi, né alcun tipo di vita.
Allora quelli che hanno fede in un essere superiore si son messi, tutti felici, a battere le mani dicendo: Vedete, non può essere che opera di Dio!
(Quale dei tanti è argomento di dispute cruente, e non scherzo!)
 










 
 Ma l’esistenza di un essere superiore che abbia generato l’universo non si può provare, ci si può credere oppure no, ma se ci si crede è per fede, non per prove scientifiche.
   Tertulliano, un avvocato e poi prete nato a Cartagine  e vissuto tra il II e il III secolo D.C. scrisse: “Credo quia absurdum”. Credo perché è assurdo. La fede non ha bisogno di prove, altrimenti non sarebbe fede. Si ha fede proprio in ciò che alla ragione sembra assurdo, altrimenti non sarebbe fede, sarebbe conoscenza.  
A mio avviso il caso che le costanti concordino in modo così felice è un fatto, va accettato.
La scienza studia il come delle cose e non il perché (almeno per ora, ma forse per sempre). Delle costanti non si può indagare  né il come, né il perché, quindi il discorso è chiuso, almeno per ora.
Chi ha fede può anche credere che sia un segno dell’esistenza di un dio, ma non può prendere la coincidenza come dimostrazione certa.
Gli scienziati invece devono prendere atto, anche se è una coincidenza sconcertante, che su questa non si può indagare e va presa com’è.  E invece no. Alcuni fisici (non tutti) non vogliono ammettere neanche la più lontana possibilità dell’esistenza di un essere o di un ordine superiore. Allora per giustificare che esista questo felice e fortunato universo in cui siamo, immaginano un numero infinito di altri universi che hanno le nostre stesse leggi fisiche, ma diversi valori delle costanti. Di questi infiniti universi noi saremmo per forza nell’unico che ci può ospitare.  Che spreco!
Ora, dritto su un solo piede, vacillo quasi al punto da stramazzare sul suolo dell’ignoranza.
Intanto però mi domando: la scienza si basa sull’esperimento, ogni teoria deve essere confermata da esperimenti ripetibili o come diceva Popper deve essere falsificabile.
Che ne facciamo degli universi infiniti? Per sfuggire a una fede indimostrabile,  creiamo una teoria anch’essa indimostrabile? Questi scienziati non si sono chiesti come tutta questa infinita costruzione di universi  si è generata? Alla fine della storia, gli infiniti universi non sono una nuova fede? Ci vuole ancora Tertulliano? Forse.
  Ma io preferisco far salire sulla collina il frate francescano del XIV secolo Guglielmo di Ockham che usa il suo famoso rasoio decretando: “Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.”  cioè non moltiplicate  le cose più del necessario.
Eccolo lassù sulla collina, con in mano il chicco d’uva che è il nostro UNIVERSO, dopo aver fatto scomparire il MULTIVERSO.






P.S.:Tornerò sulle tante ipotesi che vengono comprese sotto il termine Multiverso, sono molto interessanti.

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